Il 25 Aprile, le Rose e l'Amore della nostra vita
Non c’è donna veneziana che al mattino del 25 aprile non riceva dal marito, dall’innamorato o anche un semplice corteggiatore un bocciolo di rosa rossa: si tratta della festa del Bocolo, e l’origine di questa dolce consuetudine nasce da una leggenda:
si narra di un roseto che cresceva accanto alla tomba dell’Evangelista
Marco. La pianta sarebbe stata donata ad un marinaio della Giudecca, di
nome Basilio come premio per aver aiutato a riportare in città il corpo
del patrono. Piantato nel giardino della sua casa, alla morte di Basilio
il roseto divenne il confine della proprietà divisa tra i due figli. In
seguito avvenne una rottura tra i due rami della famiglia e la pianta
smise di fiorire. Un 25 aprile di molti anni dopo un discendente di un
ramo della famiglia si innamorò, ricambiato, di una discendente
dell’altro ramo. Si innamorarono guardandosi attravero il roseto che
separava i due giardini ed il giovane, vedendo un bocciolo di rosa,
l’unico, lo raccolse e lo donò alla fanciulla che già amava. In ricordo
di questo amore che avrebbe restituito l’affetto e l’armonia alle due
famiglie i veneziani offrono ancor oggi il “bocolo” rosso alla donna
amata.
Questa leggenda ci fornisce lo spunto per lavorare sulla riconnessione con l'universo interiore e tutto
ciò che sta nell'enorme zona d'ombra del nostro essere e che, normalmente rifiutiamo e neghiamo o che solamente non vediamo.
La guarigione spirituale consiste nell'integrare tutti quei pezzettini dell'anima che perdiamo durante il cammino, ricomponendo la frattura che produce il nostro senso di separazione nel quale siamo tutti costantemente immersi perchè profondamente coinvolti in un lucido sogno egoico e dualista.
La rosa è il simbolo dell'Amore, l'unica forza che è in grado di ri-unire tutte le parti separate, facendo dialogare la testa con la pancia.
Molte leggende e miti antichi descrivono una situazione di divisione che può essere sanata solamente da un'azione di un eroe dal cuore aperto e puro. Lì si nasconde l'energia capace di accogliere il diverso, l'altro, il buio e tutto ciò che percepiamo visceralmente distante da noi e da tutto ciò in cui crediamo. Solamente una forza omni-comprensiva come quella dell'Amore è in grado di far cadere il velo dell'illusione, portandoci a ri-conoscere fuori ciò che sta già dentro di noi, potendo così integrare tutti i pezzetti persi per strada.
Nella tradizione Induista, uno dei momenti più importanti nel percorso di crescita interiore avviene quando si prende consapevolezza di chi è l'unico nostro vero Guru, quello interiore. Ricordo con piacere la risposta che mi diede uno dei "guardiani del fuoco" a Tiruvannamalai, salendo la collina sacra di Arunachala verso la grotta del ritiro di Sri Ramana Maharshi. Discutendo su come trovare Il Guru, mi rispose che la ricerca porta a trovarlo dentro di sé. Gli chiesi allora dove dentro di sé ... lui indicò il petto.
Forse è passato abbastanza tempo perchè, nel giorno della liberazione dall'oppressore, possiamo provare a sbirciare attraverso gli spazi del roseto e vedere se, come nella leggenda dei due innamorati di Venezia (che sa tanto di Venere...), dall'altra parte si aggira l'Amore della nostra vita. Perchè no? Tentar non nuoce!
Sandro Pravisani
Questa leggenda ci fornisce lo spunto per lavorare sulla riconnessione con l'universo interiore e tutto
ciò che sta nell'enorme zona d'ombra del nostro essere e che, normalmente rifiutiamo e neghiamo o che solamente non vediamo.
La guarigione spirituale consiste nell'integrare tutti quei pezzettini dell'anima che perdiamo durante il cammino, ricomponendo la frattura che produce il nostro senso di separazione nel quale siamo tutti costantemente immersi perchè profondamente coinvolti in un lucido sogno egoico e dualista.
La rosa è il simbolo dell'Amore, l'unica forza che è in grado di ri-unire tutte le parti separate, facendo dialogare la testa con la pancia.
Molte leggende e miti antichi descrivono una situazione di divisione che può essere sanata solamente da un'azione di un eroe dal cuore aperto e puro. Lì si nasconde l'energia capace di accogliere il diverso, l'altro, il buio e tutto ciò che percepiamo visceralmente distante da noi e da tutto ciò in cui crediamo. Solamente una forza omni-comprensiva come quella dell'Amore è in grado di far cadere il velo dell'illusione, portandoci a ri-conoscere fuori ciò che sta già dentro di noi, potendo così integrare tutti i pezzetti persi per strada.
Nella tradizione Induista, uno dei momenti più importanti nel percorso di crescita interiore avviene quando si prende consapevolezza di chi è l'unico nostro vero Guru, quello interiore. Ricordo con piacere la risposta che mi diede uno dei "guardiani del fuoco" a Tiruvannamalai, salendo la collina sacra di Arunachala verso la grotta del ritiro di Sri Ramana Maharshi. Discutendo su come trovare Il Guru, mi rispose che la ricerca porta a trovarlo dentro di sé. Gli chiesi allora dove dentro di sé ... lui indicò il petto.
Forse è passato abbastanza tempo perchè, nel giorno della liberazione dall'oppressore, possiamo provare a sbirciare attraverso gli spazi del roseto e vedere se, come nella leggenda dei due innamorati di Venezia (che sa tanto di Venere...), dall'altra parte si aggira l'Amore della nostra vita. Perchè no? Tentar non nuoce!
Sandro Pravisani